Storie ordinarie
03
2025
Ho realizzato un sogno, amo questo lavoro

Kevin Ambesi nel magazzino della CLS Srl di Ventimiglia dove lavora
I l giovane Kevin Ambesi non riesce proprio a stare fermo. Anche de seduto, mentre parla, muove le mani, la testa, il corpo. Un argento vivo che scorre inarrestabile in questo ragazzone di diciannove anni sanremese, con mamma calabra e papà siciliano. Il suo sorriso è contagioso e si allarga da guancia a guancia quando racconta la sua storia, la storia di come è diventato un “Operatore e tecnico edile”, qualifica che durante l’intervista ripete più volte con un orgoglio che lo fa crescere di qualche centimetro sulla sedia.
“Io sono sempre stato un ragazzo che vuole stare in movimento - confessa Kevin -. Non riesco a stare seduto, non riesco a stare troppe ore fermo. Quindi si può dire che la scuola non faceva troppo per me. Però, concluse le scuole medie mi sono detto: “va bene, faccio questi due anni di geometri e poi vediamo”. Al termine del biennio Kevin è soddisfatto, ha una media dell’otto, ma quando scopre dal cugino la proposta didattica del Sei-Cpt Imperiese, una scuola dove “si usano gli attrezzi”, non esita un momento e si iscrive.
La Scuola Edile impegna otto ore al giorno, le prime tre al mattino sono di teoria, le altre cinque ore sono tutte di pratica: perfette per Kevin che dal primo giorno prende gli strumenti del lavoro in mano. “Mi portarono nel laboratorio di muratura – ricorda - e c'era proprio tutto: mattoni, malta, cazzuole, livelle, di tutto. Mi sono detto: wow, c'è una scuola così, tanta roba! E lì ho capito che era la scuola dei miei sogni”.
Non passa molto tempo e i professori si accorgono che Kevin un po’ di esperienza già ce l’ha: “Il mio nonno calabro amava fare i muretti a secco e io ero sempre tanto curioso. Così, a forza di stargli appresso, mi ha insegnato le prime cose sui lavori di muratura e ad usare qualche attrezzo. Poi, tra vari arnesi e macchinari, aveva una motocarriola che mi lasciava usare, passavo interi pomeriggi a spostare pietre e terra e lui si divertiva a guardarmi giocare”.
La scuola prosegue e Kevin è pronto a fare esperienza sul campo con il primo tirocinio da presso la CLS Srl di Ventimiglia. Già dal primo giorno è affiancato da due colleghi, Domenico e Julian, con i quali inizia il lavoro in un’area di sosta che richiede un aumento di illuminazione serale. “Dovevamo fare una palificazione delle luci notturne, classici pali con le luci - spiega Kevin -. Quando inizio mi accorgo di non conoscere questo tipo di lavoro e di non saper da dove cominciare. A scuola mettevo mattoni e piastrelle, cosa potevo saperne di pali? Con pazienza, Domenico e Dusa mi hanno spiegato tutti i passaggi: dallo scavo con lo scavatore, alla sabbia fina, ai nastri per i cavi elettrici, al plinto prefabbricato e così via”.
Nei tre mesi di tirocinio Kevin torna spesso su quel cantiere a lavorare fino alla conclusione del lavoro. Quasi gli trema la voce dalla commozione quando racconta: “Quel lavoro si può dire che l'ho visto nascere, crescere e finire: io sono arrivato quando non c'era nulla e ora quando passo per andare a Savona o a Genova dico sempre ‘Mamma, mamma, vedi quello?!? L’ho fatto io!’ e pensare che a diciannove anni ho già fatto qualcosa con le mie mani mi fa sentire veramente realizzato”.
Kevin torna a scuola, finisce gli esami consegue il diploma di Tecnico edile e riceve una proposta inaspettata: la titolare Gilda vuole assumerlo come operaio a tempo indeterminato. Kevin è pronto per iniziare la sua carriera di “Operatore e tecnico edile”.
Recentemente Kevin ha festeggiato il primo anniversario lavorativo e si dice entusiasta: “Oggi è già un anno: in un anno ho imparato tantissimo, posso dire wow!”.
Ma c’è ancora un pezzo di storia da raccontare: “Mio padre ha sempre fatto il carpentiere, era capo squadra e lavorava in Francia. La sera, quando tornava dal lavoro, lo tempestavo di domande e lui mi spiegava cosa aveva fatto durante la giornata, nei dettagli. E più ascoltavo e più capivo che questo era il mio lavoro dei sogni. Poi mi raccontava di scavatori, gru e tutti gli attrezzi e macchinari e io mi appassionavo ancora di più. Ricordo che un sabato mattina mi portò a vedere un cantiere di un progetto edile importante con diversi edifici in costruzione. Mi spiegò che quando era arrivato lui c’era solo terra e che quando avrebbe finito il lavoro, sarebbe stato tutto costruito. In quel momento mi innamorai di questo lavoro e mi emoziona pensare che oggi anche io, come lui, con le mie mani e le mie competenze, costruisco e realizzo strutture ed edifici dove prima non c’era nulla, lasciando un’impronta concreta del mio operato nel mondo”.